martedì 27 novembre 2012

Argo


Argo

Recensione di Paola




Da vedere questo bel film politico, d’azione e thriller, nella migliore tradizione cinematografica americana, ricco di tensione e reso ancora più coinvolgente dal sapere che la storia è vera. E ciononostante si rimane talmente presi da attendere la conclusione col fiato sospeso.




La terza prova di Ben Affleck regista che, per di più qui dirige se stesso, risulta dunque ottima.





Il film si svolge su tre registri: cinema di guerra, dramma storico, commedia hollywoodiana e in tre contesti geografici Teheran, Washington e Hollywood. Siamo nel 1979 in Iran, lo scià Reza Palhavi è fuggito, ha preso il potere l’ayatollah Komeini.
L’ambasciata americana a Teheran è circondata , 52 funzionari sono presi in ostaggio, solo 6 riescono, in modo rocambolesco, a rifugiarsi nella ambasciata canadese (dopo essere stati respinti da diverse altre).
A questo punto la Cia ha il compito e il problema, di portare fuori dall’Iran i fuggitivi.
Ma come??? Una proposta succede all’altra fino a che l’agente Tony Mendez (il bravissimo e anche molto attraente Ben Affleck) non suggerisce una idea bizzarra, all’americana diremmo noi, che coinvolge anche Hollywood.





Questa, che sarebbe “la migliore cattiva idea”, consiste nel trasformare i sei americani, di cui uno solo parla il farsi correntemente, in componenti di una troupe cinematografica alla ricerca di luoghi dove girare un film di fantascienza intitolato “Argo” appunto. In poco tempo si organizzano provini, locandine, copioni e brogliacci e poi si va…..



Ma molto,moltissimo si può dire sulla regia di Ben Affleck e la sceneggiatura di Chris Terrio.
Di più non bisogna raccontare, perché la storia è nota e perché bisogna davvero vedere il film per entrare nei viali faraonici spettrali di Teheran con i cadaveri appesi ai lampioni e nei bazar affollati e vocianti, ascoltare le preghiere dei muezzin che si allungano come nastri per le strade e rabbrividire per la tensione durante lo scorrere delle immagini.



Interessanti tanto l’inserimento di spezzoni dell’epoca, riportati su pellicola resa sgranata e granulosa quanto l’uso della telecamera a spalla (la favolosa steady cam) per le inquadrature e le panoramiche filate che consentono il passaggio velocissimo e fluido da un registro all’ altro.




Ben diretti tutti i protagonisti, dall’ambasciatore canadese partecipe e sempre tranquillo, Ken Taylor ( intrepretato da Victor Garber) a tutti e sei i fuggitivi, ognuno con la sua paura e il suo demone interiore.


Victor Garber


Bryan Cranton, incastrato nel doppio ruolo del funzionario ligio agli ordini della Cia e di essere umano responsabile della vita di sette persone, ha un suo ruolo preciso come i due eccentrici hollywoodiani, John Goodman e Alan Arkin.


John Goodman



Alan Arkin




Discorso a parte per Ben Affleck, che dietro al barbone tipico anni 70, esprime una recitazione pacata e sobria, senza toni eccessivi, ma sempre molto intensa.







Ma, veramente, le scene migliori sono quelle della folla, con quei visi dai piani tagliati, di un impatto così immediato che sembra di essere in mezzo ai suoni, ai colori e anche agli odori di spezie e d’incenso.






Certamente George Clooney, il produttore, ha avuto buon naso nella scelta del tema del film….




E adesso in conclusione si vorrebbe riportare un pensiero espresso da qualcuno: certo che anche noi potremmo avere “una migliore cattiva idea “per riportare a casa i nostri due marò.




paola



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