lunedì 17 giugno 2013

Jacques Prévert





Jacques Prevert nasce a Neuilly-sur-Seine nel 1900 ed in Bretagna trascorre diversi anni della sua infanzia. Giovanissimo conosce André Breton, Raymond Queneau e i surrealisti ed entra a far parte di questo gruppo, interessato dall'arte populista.
Negli anni tra il 1932 ed il 1937 si dedica attivamente al teatro, e scrive testi messi in scena dal "Groupe Octobre", una compagnia teatrale di sinistra. Lavora anche nel cinema e nel mondo della musica; i testi delle sue prime canzoni, musicate da Joseph Kosma, verranno interpretate da cantanti famosi come Julette Grèco e Yves Montand. Nel 1938 si trova ad Hollywood per continuare la sua attività nel campo cinematografico. Scrive il soggetto per un film di M. Carnè, il celebre 'Porto delle nebbie, interpretato da J. Gabin. Gli anni dal 1939 al '44 sono caratterizzati da una discreta attività cinematografica, ma nel 1945 riprende l'attività teatrale con la rappresentazione di un balletto cui collabora anche P. Picasso. E' del 1945 la celebre raccolta di poesia 'Parole'. Nel 1947 sposa Janine Tricotet, da cui aveva avuto una figlia, Michèle. Tra il 1951 ed il 1955 escono altre sue raccolte e nel 1955 è pubblicata 'La pioggia e il bel tempo' In quegli anni comincia a dedicarsi ad un'altra attività artistica, quella dei collages, che due anni dopo esporrà alla galleria Maeght e scrive due saggi: 'L'univers de Klee' e 'Joan Mirò'. Nel 1963 pubblica 'Histories et d'autres histories' e nel 1972 esce la raccolta 'Choses et autres' seguita, nel 1976, da 'Arbres'. Morirà a Parigi l'11 aprile 1977 stroncato da un cancro al polmone







La poesia di Prévert è una poesia scritta per essere detta e quindi più parlata che scritta, fatta per entrare a far parte della nostra vita. Ciò che esce con prepotenza è il concetto di amore come unica salvezza del mondo, un amore implorato, sofferto, tradito, ma alla fine sempre ricercato. Una gioia che coincide con la nascita e con la vita, e a sua volta con la primavera le grand bal du printemps e anche con la figura del bambino, la sua semplicità e gioia che si ribella alle istituzioni, come la scuola, quel posto dove "si entra piangendo e si esce ridendo" . Il ribellarsi alle istituzioni e la voglia estrema di libertà si ritrova pienamente nell'immagine dell'uccello, più volte presente nella poesia di Prévert. L'amore non si può incatenare o forzare, è quanto di più spontaneo esista al mondo, chiunque provi ad istituzionalizzarlo o a sottometterlo finisce inevitabilmente per perderlo "je suis allé au marché aux esclaves mais je ne t'ai pas trouvée mon amour", anzi quando si prova l'amore, quello vero non vi è neanche il desiderio di incatenarlo, è spontaneo, libero, come quello de I ragazzi che si amano. Il germe della gioia c'è sempre, il male, per quanto possa aver preso il sopravvento in tutte le sue forme, la guerra la prima, non riesce ad essere totalizzante, "tout le monde ne peut pas tuer tout le monde, croyez en ma vielle expérience. et alors tout saccagé qu'il est le grand bal du printemps peut-etre ne fait que recommencer", e il poeta lo fa notare.








I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore




Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t'ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.





Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino nel buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura agli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato

È tuo
È mio
È stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla

E io l'ascolto tremante
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Resta là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Resta là
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare freddi
Sempre molto più lontano
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
 


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