Nel giorno dedicato all'Epifania si celebra la “manifestazione del Signore” (questo il significato della parola “Epifania”) e in particolare l’adorazione da parte dei Magi.
Questi ultimi giunsero nel luogo in cui era nato Gesù tredici giorni dopo la sua venuta al mondo.

Di loro si parla per la prima volta nel Vangelo di Matteo, dove è scritto che alcuni Magi arrivarono a Gerusalemme dall’Oriente, domandando dove si trovasse il neonato re dei Giudei.
Nell’ascoltare le loro parole, il re Erode si turbò e disse agli stessi Magi di avvisarlo una volta trovato il bimbo, affinché pure lui potesse adorarlo e rendergli omaggio come avevano intenzione di fare loro.
Seguendo la via indicata dalla stella, i Magi trovarono il luogo nel quale aveva trovato riparo il bambino insieme alla madre, si prostrarono a lui e cominciarono ad adorarlo, aprendo poi gli scrigni che avevano portato con loro che contenevano incenso, oro e mirra.
In sogno, poi, furono avvertiti di non tornare indietro da Erode e non informarlo sul luogo in cui si trovava il bambino, così s’incamminarono lungo un’altra strada per poter fare ritorno al loro paese.
Il Vangelo di Matteo è l’unico ufficiale nel quale si parla della venuta dei Magi, mentre altri racconti sull’episodio sono contenuti all’interno di vangeli apocrifi. Il primo di questi vangeli a parlare dell’arrivo dei Magi è il Protovangelo di Giacomo il Giusto, scritto in lingua greca, che amplia i racconti già fatti da Luca e Matteo sull’infanzia di Gesù.

Un’indicazione precisa sull’esatto numero dei Re Magi lo si ha soltanto nel “Libro della Caverna dei Tesori“, dove è scritto che i Magi erano tre e vengono riportati anche i loro nomi: si tratta del Re di Persia Hormidz di Makhodzi, del Re di Saba Jazdegerd e del Re di Seba Peroz; tutti e tre erano di origine Caldea, un popolo noto per le grandi conoscenze in campo astronomico.
E fu proprio leggendo gli astri che vennero a sapere dell’imminente nascita del Messia in terra Giudea. Riferimento ai Magi si fa anche in un vangelo in lingua araba che tratta l’infanzia del Signore; qui i Magi sono tre fratelli e cambiano anche i loro nomi: abbiamo Gaspare re degli arabi, Baldassarre re degli indiani e Melchiorre re dei persiani.

Il termine “Magi” deriva da Magoi, i componenti di una casta di sacerdoti babilonese e persiana interessati allo studio dell’astrologia e dell’astronomia.

Il nome di Melchiorre potrebbe derivare da Melech, termine che significa re, e secondo le informazioni riportate in altri testi era lui il più anziano dei tre; Baldassarre si rifà al nome di un mitico sovrano babilonese, Balthazar, e proprio il nome è un richiamo alla sua terra di provenienza. Gaspare, infine, deriva dal greco Galgalath, il cui significato è “Signore di Saba”, anche qui un rimando preciso alle origini e alla provenienza di uno dei Magi.
Di loro parla anche Marco Polo, quando scrive che in Persia si trova una città chiamata Saba, “…da la quale partirono tre re che andaron ad adorare Dio quando nacque…”.
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Come riportato da più fonti, erano dediti allo studio dell’astronomia e videro nella nascita di Cristo l’arrivo di uno dei loro “Saosayansh“, ovvero un salvatore universale, e la loro visita simboleggia l’unione fra un nuovo culto appena nato, il cristianesimo, e religioni mistiche orientali quali buddismo e mazdaismo.
Quest’ultimo era il culto del dio Ahura Mazda, considerato protettore di ogni creatura. Poco si sa sulla loro età, ma dalle descrizioni riportate nelle scritture si evince una certa differenza sia nelle capigliature che nei volti, a rimarcare una differenza d’età notevole, compresa fra i 15 anni del più giovane e i 60 anni del più anziano. Avvolta nell’incertezza anche la loro sorte; le testimonianze raccontano che vennero seppelliti in Persia, all’interno di una tomba unica.
In seguito la madre di Costantino, l’imperatrice Elena, fece trasportare i corpi a Costantinopoli dove venne fatta poi costruire una chiesa per ospitarli.
In realtà non si hanno notizie di un culto dei Magi in quei luoghi. Altre fonti rivelano che le reliquie furono fatte portare a Milano dal vescovo Eustorgio.
A Milano, proprio nella basilica di Sant’Eustorgio, troviamo un’urna denominata “Arca dei Magi”.
Soltanto nel 1162 abbiamo la certezza che le reliquie dei Magi si trovano effettivamente in Lombardia: la loro presenza è testimoniata dal fatto che Federico Barbarossa, al suo arrivo a Milano, volle impossessarsi dei resti dei Magi. Due anni più tardi, nel 1164, le reliquie furono portate nella città di Colonia, dove fu costruita una cattedrale per ospitarle.
Oggi si trovano ancora lì, a dispetto dei ripetuti tentativi per riportarle a Milano.
Solamente all’inizio dello scorso secolo, il cardinal Ferrari ottenne una parte delle ossa che sono state collocate all’interno di un tabernacolo posto sopra l’altare dei re Magi.