martedì 18 luglio 2017

Gioconda Belli




Gioconda Belli (Managua, 9 dicembre 1948) è una poetessa, giornalista e scrittrice nicaraguense.
Ha al suo attivo quattro libri di narrativa, nei quali vengono esplorati alcuni temi ricorrenti, come le vicissitudini politiche del suo paese e la lotta sandinista, il femminismo e l'emancipazione della donna, il rapporto tra l'America precolombiana e il Sudamerica attuale, e un certo livello di misticismo. È anche autrice di diverse raccolte di poesie, caratterizzate da una poetica sensuale e femminile.








Quando giungerò alla vecchiaia
- se ci giungerò -
mi guarderò allo specchio
e conterò le rughe
delicata orografia
nella mia pelle distesa.
Quando potrò contare i segni
che han lasciato le lacrime
e le ansie -
e il mio corpo risponderà con lentezza ai miei desideri,
quando vedrò la mia vita
scorrere in vene azzurre, -
in profonde occhiaie,
e scioglierò i miei capelli bianchi
per andare a dormire presto
- come si deve -
quando verranno i nipotini
a sedersi sulle mie ginocchia
fiaccate dal passare di molti inverni,
so che il mio cuore manderà ancora
- ribelle – il suo ticchettio -
e i dubbi e i vasti orizzonti
saluteranno ancora
le mie mattine.









Sempre questa sensazione d’inquietudine
di attesa d’altro.
oggi sono le farfalle e domani sarà la
tristezza inspiegabile.
La noia o l’ansia sfrenata
di rassettare questa o quella la stanza,
di cucire, andare qua e là a fare commissioni,
e intanto cerco di tappare l’Universo con un dito,
creare la mia felicità con
ingredienti da ricetta di cucina,
succhiandomi le dita di tanto in tanto,
di tanto in tanto sentendo che mai potrò essere sazia,
che sono un barile senza fondo,
sapendo che “non mi adeguerò mai”,
ma cercando assurdamente di adeguarmi
mentre il mio corpo e la mia mente si aprono,
si dilatano come pori infiniti
in cui si annida una donna che avrebbe
voluto essere uccello, mare , stella,
ventre profondo che dà alla luce Universi
splendenti stelle nove…
e continuo a far scoppiare Palomitas nel cervello
bianchi bioccoli di cotone,
raffiche di poesie che mi colpiscono
tutto il giorno e
mi fanno desiderare di gonfiarmi come un
pallone per contenere
il Mondo, la Natura, per assorbire tutto e stare
ovunque, vivendo mille e una vita differente…
ma devo ricordarmi che sono qui e che
continuerò
ad anelare, ad affermare frammenti di chiarore,
a cucirmi un vestito di sole,
di luna, il vestito verde color del tempo
con il quale ho sognato di vivere
un giorno su Venere.





Non si sceglie il paese dove si nasce;
ma si ama il paese dove si è nati.

Non si sceglie il tempo per venire al mondo
ma bisogna lasciare un segno nel proprio tempo.

Nessuno può sfuggire alle proprie responsabilità.
Nessuno può tapparsi gli occhi, le orecchie,
tacere e tagliarsi le mani.

Tutti abbiamo un dovere d’amore da compiere,
una storia da realizzare
una meta da raggiungere.

Non scegliamo il momento per venire al mondo:
adesso possiamo fare il mondo
in cui nascerà e crescerà il seme che abbiamo portato con noi.






Oggi vorrei
che le tue dita
scrivessero
favole sui miei capelli
e
vorrei baci
sulla spalla
coccole
che mi dicessi
le più grandi verità
o
le più grandi menzogne
che mi dicessi per esempio
che sono la donna più bella del mondo
che mi ami tanto
cose così semplici
banali,
che seguissi il profilo del mio viso
che indugiassi a guardarmi negli occhi
come se la vita intera dipendesse
dal loro sorriso
che solleva tutti i gabbiani fra la spuma.
Così vorrei che percorressi il mio corpo
sentiero alberato e fragrante,
come tu fossi la prima pioggia dell’inverno
che si lascia cadere adagio
e poi va scrosciando.
Desidero cose
come
una grande onda di tenerezza
che mi travolga
un suono di conchiglia
un branco di pesci nella bocca
qualcosa così
fragile e nudo
come
un fiore in procinto di affidarsi
alla prima luce del mattino
o
semplicemente
un seme
un albero
un po’ d’erba
una carezza
che mi faccia dimenticare
lo scorrere del tempo
la guerra
il pericolo della morte.

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