sabato 19 agosto 2017

Il telefono - storia e preistoria



Sarebbe pensabile, oggi, vivere senza telefono? Decisamente: no!


E specialmente senza telefono cellulare, col quale, ormai, non solo si telefona, ma si naviga in internet, si chatta, si paga un conto, si segue il navigatore stradale, si fanno fotografie e video e non so che altro. Sembra che ormai sia diventato indispensabile in ogni occasione della vita quotidiana e non riesco ad immaginare, nel giro di pochi anni, che cosa potrà fare di più per noi. Non vorrei 


morire anche solo per scoprirlo!!



3 Aprile 1973 – L’ingegnere americano Martin Cooper, direttore della sezione
Ricerca e sviluppo della Motorola, fa la sua prima chiamata dal telefono cellulare che ha progettato e sviluppato.


Passeggiando per le strade di New York, chiama il suo principale competitor e “rivale” Joel Engel, capo della ricerca del laboratorio Bell Labs di At&t, per informarlo dell’evento. Non sappiamo cosa gli abbia risposto Engel, possiamo solo provare a immaginare la sua reazione.


Il telefonino si chiamava DynaTAC, pesava più di un chilo e aveva un’autonomia di trentacinque minuti di conversazione. Per ricaricarlo servivano “soltanto” dieci ore. (ww.makersnews.it/news/3-aprile-1973-nasce-il-primo-telefonino/)


Come è nato il telefono?


A scuola lo insegnano e spesso ce lo dicono gli adulti: l'inventore del telefono è stato il fiorentino Antonio Meucci.




Il fatto è che non non la pensano tutti così perché il telefono, come molte alte invenzioni che hanno cambiato la vita di tutti noi, in realtà ha più di un inventore . Persone che, in modo indipen
dente l'una dall'altra e, a volte, senza sapere nulla l'una dell'altra, sono giunti allo steso risultato.
È il caso, per esempio, di Innocenzo Manzetti. 


Che nel 1865 ad Aosta (più o meno in contemporanea con Meucci, che però viveva a New York), presentò un telefono perfettamente funzionante. 
Quale fu il problema delle invenzioni di Manzetti e di Meucci? Il brevetto! Il brevetto è il certificato legale che garantisce la paternità di un'invenzione. Manzetti non ci pensò proprio, a brevettare il suo telefono, e Meucci non aveva abbastanza denaro per depositare un vero brevetto sulla sua invenzione né per mantenerlo negli anni successivi. Senza pagare questa registrazione, infatti, secondo la legge americana Meucci non poteva essere considerato l'inventore del telefono.
E così un altro inventore di origini scozzesi, Alexander Graham Bell (nella piccola foto rettangolare, in alto), nel 1876 di fatto si impadronì dell'invenzione di Meucci e, con la sua compagnia telefonica, fece una fortuna.

Da allora, specialmente nei Paesi anglosassoni, Bell è considerato l'inventore di questo fondamentale apparecchio. L’11 giugno 2002, però, il Congresso degli Stati Uniti d'America (l'equivalente del nostro Parlamento) ha proclamato Antonio Meucci il vero e unico inventore del telefono: 126 anni dopo i fatti, l'inventore italiano ha avuto il suo giusto riconoscimento.(https://www.focusjunior.it/scuola/chi-ha-inventato-il-telefono ).
E poi? Dopo che il telefono è stato inventato, cosa è successo?
Vediamo qui:http://www.museoscienza.org/approfondimenti/documenti/telefono/
Negli stessi anni del telegrafo inventori e scienziati propongono uno strumento nuovo e più potente: nasce il telefono, capace di trasportare la voce umana a distanze sempre crescenti. Inizialmente immaginato come naturale sostituto del telegrafo, diventa un mezzo di comunicazione per tutti, in grado di modificare le abitudini sociali e ridisegnare le relazioni.


Replica del 1956 Telefono di Antonio Meucci, New York, 1857 Replica Officine Galileo, 1932. Donazione C.N.R.
Fino al 1880, il telefono è ancora uno strumento scientifico utilizzato nei laboratori. A partire dal 1840, molti studiosi si cimentano nella sua realizzazione come Johann Philipp Reis (Germania), David Hughes (Inghilterra), Antonio MeucciAlexander Graham Bell e Thomas Alva (Stati Uniti). In Italia ricordiamo le pionieristiche sperimentazioni del valdostano Innocenzo Manzetti.

Telefono a batteria locale con chiamata a generatore, modello Pulpito, Ericsson, Svezia, 1895 circa. Donazione Ferrovie dello Stato
A partire dal 1881, sono i banchieri, gli agenti di cambio o le ferrovie a usare intensamente i primi servizi telefonici, seguiti da imprenditori e professionisti. Il telefono era considerato un "telegrafo parlante" più rapido e comodo dell'apparecchio inventato da Morse e gli abbonati potevano comunicare solo con utenti della stessa rete urbana.

Telefono a batteria centrale e automatico con cappa in bachelite, modello 36, Siemens, 1936, Milano Donazione Sit-Siemens
Dopo la prima guerra mondiale, anche in Italia si comincia a usare il telefono non solo per le chiamate di lavoro ma anche per "fare quattro chiacchiere". Per razionalizzare la gestione del servizio, nel 1923 cinque concessionarie private (Stipel, Telve, Timo, Set, Teti) assorbono le decine di concessionarie esistenti e si spartiscono il territorio italiano. Il telefono perde ora la manovella di chiamata e la pila, mentre il microfono e il ricevitore si fondono in un corpo unico: nasce la "cornetta" (o microtelefono) e l'apparecchio diventa più leggero, compatto e facile da usare.

Telefono in plastica di tipo unificato, modello S62, Sit-Siemens, Milano, 1962 Designer Lino Saltini Deposito Carlo Pria

A partire dagli anni Cinquanta si assiste a un vero e proprio incremento nelle richieste di nuovi allacciamenti telefonici. Il boom economico, gli ingenti flussi migratori interni al nostro Paese e gli investimenti sulle infrastrutture sono tra i motivi principali di questa importante diffusione. I designer iniziano a ridefinire il telefono, facendo ampio uso di plastiche, colore e forme più adatte al nuovo uso sociale soprattutto tra i più giovani.

Contascatti d'abbonato Sip, anni '80 Donazione Franco Soresini
Alla fine del periodo 1970 - 1990 il telefono raggiunge ogni casa e ufficio fino a stimare venti milioni di apparecchi, uno ogni due abitanti. Il dispositivo resta invariato nella forma e nel funzionamento, solo il disco combinatore viene sostituito dalla tastiera. La vera rivoluzione avviene invece "intorno" al telefono, dove iniziano ad apparire nuovi accessori. Segreteria telefonica, fax, cercapersone, contascatti, filodiffusione, apparecchi per vivavoce, rubriche automatiche, videotel: strumenti, ancora analogici ed esterni al telefono, che permettono l'accesso a nuovi servizi attraverso la rete telefonica.

Telefono cellulare GSM Siemens modello P1, 1992 Gestore Sip
Due strumenti hanno modificato drasticamente il modo di telefonare e comunicare: la telefonia mobile e internet. La telefonia mobile approda in Italia a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Gli apparecchi, ancora analogici, presentavano però dimensioni, pesi e prezzi elevati, caratteristiche che ne hanno limitato l'iniziale diffusione.

Personal computer e cuffia per telefonate via internet. Tipica composizione per accedere ai servizi telefonici via Internet (Voice over IP)
Un fenomeno più recente è invece quello della tecnologia Voice Over IP, cioè delle telefonate attraverso la rete internet.

Insegna di telefono pubblico anni '60 e '70 posta sopra la cabina
Il Posto di Telefonia Pubblica (PTP) ha da sempre rappresentato un servizio importantissimo a causa della bassa diffusione del telefono nelle abitazioni. Fino all'arrivo del cellulare era l'unico mezzo di comunicazione a disposizione se si era fuori casa. Davanti a un telefono pubblico si accettava anche di fare lunghe code pur di riuscire a fissare appuntamenti, aggiornare i familiari sui propri spostamenti o tenersi in contatto dai posti di villeggiatura.

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