mercoledì 28 febbraio 2018

Le fedi nuziali





Fede, dal latino fides, significa fedeltà. La sua più antica accezione si riferisce alla fedeltà del cittadino verso Roma, con l'andare del tempo è passata a riferirsi alla fedeltà che si promettono i due sposi quando si legano nel vincolo del matrimonio.




Prima di esaminare in breve la storia della fede nuziale, quali sono le sue origini e il suo sviluppo, occupiamoci della sua forma che è rotonda, sferica, e sta a rappresentare il concetto di unione. Una unione consacrata di due persone che diventano una cosa sola. Il materiale usato, di solito l’oro giallo, è a sua volta simbolo dell’eternità dell’amore tra marito e moglie. Nella cultura cristiana l’oro giallo ha questo significato.



La fede viene messa al dito anulare sinistro (tranne che in Europa centro-orientale, in Spagna, Catalogna esclusa, e più in genere nei paesi di religione protestante) perché un’antica credenza, che risalirebbe agli egizi, vuole che proprio da lì passi una piccola arteria che risale il braccio e arriva dritta al cuore. In realtà la fede si porta sull’anulare sinistro per ragioni anche pratiche: l’anulare è il dito più debole della mano e perciò il meno utilizzato.






Della credenza attribuita degli antichi egizi a proposito della vena sui cui scorrevano i sentimenti, della leggenda sul perché la fede viene portata all’anulare sinistro, abbiamo già detto. Ma precisiamo anche che nell'antichità l'anello (anulus in latino, cioè cerchio) oltre a identificare l’unione in matrimonio tra un uomo e una donna era in primo luogo simbolo della classe sociale di appartenenza.


Così ad esempio gli egizi applicavano agli anelli sigilli con scarabei e geroglifici, gli antichi greci invece “portavano” piccoli cerchi d’oro con cammei e/o incisioni. I romani per legge avevano stabilito che gli anelli dei cittadini liberi fossero d’oro, quelli dei liberti d’argento e quelli degli schiavi di ferro.


La simbologia del cerchio (da anulus deriva anche anulare) della fede nuziale rinvia alle cerimonie di nozze pagane, durante le quali si usava tracciare un cerchio sulla terra attorno agli sposi come segno di buon augurio. Cerchio che in epoca romana diventerà l'anulus prolubus cioè l’anello di fidanzamento che prima gli uomini e successivamente le donne dovevano portare come vincolo alla loro promessa di nozze.


Il vincolum romano, fatto di ferro o raramente d'oro o d'argento, inizialmente veniva indossato solo dai maschi, ma presto venne esteso anche alle donne. Le matrone romane sfoggiavano fedi nuziali cui era talvolta applicata una piccola chiave, segno della loro autorità nella famiglia.


Analogamente a quella che sarà la tradizione cristiano-cattolica, la legge ebraica assegnava allo scambio di anelli tra un uomo e una donna il vero suggellamento del legame di unione matrimoniale. La tradizione di portare gli anelli si trasferì al mondo cristiano e dal Medioevo in avanti venne adottata la pratica della consegna di un anello a vescovi e re all’atto della consacrazione o incoronazione.


Secondo una tradizione medievale era la futura sposa che dopo aver intrecciato un suo capello e quello dello sposo all’anulus lo teneva per nove giorni sul cuore per scambiarlo poi con il marito nel giorno delle nozze. Sarà solo nel tardo Medioevo che si affermerà la tradizione dello scambio delle fedi nuziali con la cerimonia del matrimonio, fedi da tenere poi per tutta la vita al dito, mentre la pratica di incidere i nomi degli sposi all’interno della fede nuziale risalirebbe al 1700.


(https://www.lemienozze.it/organizzazione-matrimonio/storia_e_tradizione_fedi_nuziali.php e
http://www.artimondo.it/magazine/fede-nuziale-storia-e-significato/)
















































La fede pesa solitamente dai 3 g ai 16 g e può essere realizzata in differenti modelli:


Classica, tonda e smussata.
Mantovana, più alta e più piatta e di solito più pesante.
Sarda, decorata come un pizzo chiacchierino. In Sardegna si usava anche, come anello di fidanzamento, "su maninfìde" (mani nella fede), in cui al posto del castone erano raffigurate due mani intrecciate, talvolta con un cuore al centro.








Umbra, con l'incisione del volto di una donna o di una coppia divisi da un bouquet di fiori.
Ossolana, proviene dalla Val d'Ossola
è l'espressione più significativa dell'antica tradizione orafa della zona. Essa riporta quattro simboli caratteristici: la stella alpina (che raffigura la purezza), il grano saraceno (che raffigura la prosperità), i nastri intrecciati (simbolo della perpetuità dell'unione) e le mezze sfere (augurio di prolificità).







Etrusca, piatta e decorata da scritte beneauguranti.

Francesina, sottile e leggermente bombata.
Ebraica, in filigrana smaltata con decorazione di perline.
Platino, molto rara e costosa e quindi poco usata.
Bicolore, costituita da due cerchi intrecciati di oro giallo e bianco.
Tricolore, costituita da tre cerchi intrecciati di oro giallo, bianco e rosso.
Unica, con incastonato un diamante.









Sono moltissime le coppie, oggi, che, dopo i tatuaggi "coordinati", hanno deciso di avere un altro segno della loro unione indissolubile sul corpo. Quale fede potrebbe essere più rock ed eterna di un tattoo? Addirittura, anche David e Victoria Beckham lo hanno fatto e dopo di loro sono state numerosissime le coppie che si sono ispirate a quell'idea. Ci sono quelli che riproducono un semplice anello, quelli che scelgono di imprimere la data delle nozze sulle dita e, ancora, coloro che preferiscono la scritta "Mr." e "Mrs", l'unica cosa che non cambia è la fantasia che si usa per realizzare delle fedi nuziali "alternative".











































In questo caso è meglio che il matrimonio sia duraturo, altrimenti son dolori!!!





lunedì 26 febbraio 2018

The Man with a Golden Typewriter


Qualche giorno fa, leggendo la storia  di Christie's, ho appreso che tra il numero infinito di oggetti  più o meno preziosi o stravaganti battuti all'asta, ci fu anche questa spettacolare macchina da scrivere placcata oro, usata da Ian Fleming per scrivere i  romanzi con cui diede vita  al celebre personaggio  James Bond, Agente 007.
Il 16 agosto 1952 Fleming scriveva alla moglie Ann  : " Mia cara, questa è solo una letterina per verificare se dalla mia nuova macchina da scrivere usciranno parole d'oro, visto che essa stessa è fatta d'oro".

La macchina era una sorta di premio che lo scrittore si era concesso per festeggiare la conclusione del suo primo libro, Casino Royale. Se l'era fatta comprare da un amico a New York e certamente con quella macchina era stato in grado di scrivere parole d'oro ,visto che, prima della sua morte nel 1964, aveva sfornato quattordici romanzi di successo con Bond protagonista, più altri due romanzi e il famoso libro per bambini Chitty- Chitty-Bang-Bang.




Quarant'anni dopo, la macchina, che era costata 174 dollari, fu battuta all'asta da Christie's a Londra per 55.750 sterline, diventando così, secondo il Guinness World Record, la macchina da scrivere più costosa al mondo. Non si seppe mai il nome dell'acquirente; circolavano voci che potesse essere Pierce Brosnan,  interprete per quattro volte del ruolo di James Bond, ma l'attore smentì sempre.

Ora la mitica macchina placcata oro ritorna alla mia attenzione con questo libro, "The man with the Golden typewriter", edito nel 2015 a cura del nipote Fergus,  un' insolita forma  di autoritratto postumo dello scrittore attraverso la sua corrispondenza.


Ian Fleming non era certo un uomo comune .Di sé diceva : Ho sempre fumato, bevuto ed amato troppo.In effetti ho vissuto non troppo a lungo, ma troppo intensamente.

Leggendo qua e là della sua vita, del suo lavoro, delle sue passioni,
non è difficile credere che troppo fosse un termine che gli si addiceva.

Per contro mi hanno stupito non poco il rigore e  la meticolosità con cui Fleming aveva impostato il suo metodo di scrittura per ogni libro:

- sei settimane di lavoro nei due mesi invernali  che trascorreva in Giamaica nella sua tenuta.
- quattro ore di lavoro al giorno: dalle 9 alle  12 al mattina, dalle 18 alle 19 il pomeriggio.
- 2000 parole al giorno senza correzioni.
- un'ulteriore settimana, le settima, per correggere gli errori più vistosi e riscrivere qualche passaggio.

Grazie a questo metodo Fleming scrisse 13 romanzi in 13 anni, dal '52 al '64, l'anno della sua morte, con tale regolarità da poter essere pubblicati ,ogni anno, tra la fine di marzo e l'inizio di aprile. Il 14° libro fu pubblicato postumo e, prima ancora dei film, a renderlo famoso furono proprio i suoi libri .
Fleming era un osservatore attento e annotava tutto ciò che lo incuriosiva. Aveva una vera passione per la scrittura e, con la stessa energica fluidità con cui produceva romanzi, scriveva lettere. Ne inviava continuamente a tutti, a sua moglie, al suo editore, ai suoi fans, agli amici, ai critici. Arrivava perfino a scusarsi con chi gli segnalava che in un suo libro aveva sbagliato a citare la marca di un profumo o lo criticava per la pistola  scelta  per Bond.
Le lettere raccontano anche dell'amicizia che lo legava ad altri scrittori suoi contemporanei, come Somerset Maughan, Raymond Chandler e Noel Coward.
Del libro in cui sono raccolte, che non mi risulta ancora pubblicato in italiano, ho letto l'ampia anteprima in inglese disponibile in formato kindle, ma è quanto basta per convincermi a comprare l'edizione integrale.













sabato 24 febbraio 2018

Un viaggio interessante nel paese dei vampiri

Un viaggio che mi piacerebbe fare e che spero prima o poi di poter effettuare è quello in Romania, nella terra dei vampiri.

Un articolo che mi ha invogliato a questa visita è questo, trovato qui:https://www.notizie.it/citta-vampiri-tour-europeo-storia-leggende/








Cercheremo di spiegarvi, in breve, dove si trovano le città dei vampiri in Europa. A questo riguardo, è bene ricordare che sin dai tempi antichi, in quasi ogni parte del mondo, si sono raccontate delle leggenda sull’esistenza stessa dei vampiri. Tutto questo rende l’essere umano irrequieto, perché un vampiro è qualcosa di estremamente misterioso.
Secondo la leggenda, gli antichi greci e in seguito anche i romani, avevano la convinzione che esistesse una donna vampiro chiamata Lama. Quest’ultima seduceva gli uomini per succhiare loro tutto il sangue.




È bene ricordare che secondo la mitologia, il vampiro è un essere che sopravvive cibandosi della essenza vitale (sovente sangue) di altri esseri umani. Questa leggenda si diffuse in maniera vistosa agli inizi del XVIII secolo. E questo grazie alle numerose leggende che si diffusero nei Paesi dell’Europa dell’Est e nei Balcani (Bulgaria e Romania soprattutto).
Il mistero dei vampiri inquieta parecchio, le persone comuni hanno sempre avuto paura di questi individui alquanto misteriosi.
La leggenda ha poi narrato le loro storie avvolte da un alone di mistero ed intrise di connotati oscuri.

La terra dei vampiri per antonomasia è la Romania, ma anche l'Italia ha il suo vampiro, sebbene sia poco conosciuto dai più. E'
il vampiro Istriano: Jure Grando del Comune di Antignana, Istria.

Secondo la leggenda, una delle prime testimonianze concernenti l’attività dei vampiri risale al 1672, e precisamente: nella regione dell’Istria, in frazione Corridico, o Kringa (nel comune di Antignana, che si trova nell’entroterra dell’Istria).

Jure Grando era, secondo una leggenda, un contadino istriano  morto nel 1656. Il suo corpo sarebbe stato disseppellito e decapitato nel 1672, perché si ipotizzava che fosse diventato un vampiro.
La leggenda fu resa famosa da  Johann Weichard von Valvasor, che ne parlò nel suo libro Die Ehre des Hertzogthums Crain del 1689. Questo testo è ripreso l'anno seguente da Erasmus Francisci e nel 1855 da  Johann Jpsepf von Gorres(La mystique divine, naturelle et diabolique), che però aggiunge particolari fantasiosi sulla moglie Ivana, sul vampiro che piange alla vista di un crocifisso e sulle difficoltà a piantargli un paletto di legno nel cuore per distruggerlo, secondo la tradizione.



A me, però, i vampiri interessano poco, per non dire niente del tutto.
Quello che desidero vedere sono i monumenti in cui si narra accaddero le loro oscure vicende.






La Transilvania è ubicata nella parte occidentale e centrale della Romania. È protetta dai Carpazi. È la regione più grande e meglio nota dello stato rumeno. La Transilvania risulta essere ricca di mistero, castelli, fortezze abbandonate. Tutto questo evoca leggende e tante storie passate.
Questa regione è conosciuta ai più per le numerose storie sui vampiri. È anche una regione piena di bellezze architettoniche ricche di fascino. È suddivisa in contee, le sue città sono costruite in stile barocco. Sono simili a dei grandi villaggi medievali e molto accoglienti. Rispetto ad altre località turistiche europee le città della Transilvania sono economicamente meno care.



Sighisoara, municipio della Romania
È ubicato nel distretto di Mures, e precisamente: nella storica regione della Transilvania. 
Venne fondata dai Sassoni e questo alla fine del XII secolo. Sighisoara è la città natale di Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto come Vlad Tapes (l’impalatore). Era il leggendario Dracula che adescava le sue vittime. E tutto questo in un misterioso castello. Dracula ispirò il celebre romanzo di Bram Stock, molto ben raccontato dallo scrittore irlandese.
Sighisoara è soprannominata “la Perla della Transilvania”; è una favolosa città-fortezza in stile medievale.
La Fortezza di Poenari (o castello di Poenari)
È ubicato nel comune di Arefu (Distretto di Arges, in Romania). Si affaccia sulla stupenda valle scavata dal fiume Arges. La fortezza oramai in rovina è stata costruita dai bioieri (sudditi). Questi ultimi vennero successivamente impalati da Vlad.
È raggiungibile salendo una gigantesca scalinata di ben 1480 gradini, ed è il luogo esatto in cui la prima moglie di Dracula morì suicida, gettandosi dalla torre nelle acque del fiume Arges.





Il castello di Dracula (Castello di Bran)
È situato nel villaggio di Bran (nei pressi di Brasov). È collocato sull’antico confine tra la Transilvania e la Valacchia. 
La sua costruzione ebbe origine nel XIII secolo e domina in maniera imponente un paesaggio pittoresco, colmo di storia e mistero.
Nella stesura del celebre romanzo, Bram Stoker si ispirò al Castello di Bran. E tutto questo per descrivere il castello di Dracula. E bene rilevare che in realtà il castello era di proprietà del vovoida Vlad III di Valacchia.


Monastero di Snagov

Il monastero venne fondato nel 1408 da Mircea il Vecchio di Valacchia. È situato ai 35 chilometri a Nord di Bucarest. Sorge su di un’isola nel Lago di Snagov. Divenne noto nel 1933 e questo quando degli scavi archeologici portarono in luce una cripta. Quest’ultima venne in seguito identificata come la tomba di Dracula.

giovedì 22 febbraio 2018

Due risate

E' da un po' che non ci facciamo una bella risata insieme....e allora non perdo l'occasione di condividere qualcosa che ho trovato non so più dove. Sono divertenti, rilassiamoci un po'.





-Quando muoio mi faccio cromare.
- Di fronte a queste cose rimango putrefatto!
- Arriva il treno, hai blaterato il biglietto?
- Come faccio a fare tutte queste cose simultaneamente? Dovrei avere il dono dell'obliquità!
- Basta! Vi state coagulando contro di me!
- E' nel mio carattere: quando qualcosa non va, io sodomizzo!
- Anche l'occhio va dalla sua parte...
- Non so a che santo riavvolgermi.
- Avete i nuovi telefonini GPL?
- Il cadavere presentava evidenti segni di decesso.
- Prima di operarmi mi fanno un' autopsia generale.
- Abbiamo mangiato la trota salmonellata.
- Vorrei un'aspirina in supposte effervescenti.
- Vorrei una maglia con il collo a volpino.
- Vorrei una pomata per l 'Irpef.
- Tu non sei proprio uno sterco di santo.
- E' andato a lavorare negli evirati arabi.
- A forza di andare di corpo mi sono quasi disintegrata.
- Mia nonna ha il morbo di Pakistan.
- La mia auto ha la marmitta paralitica.
- Verrà in ufficio una stragista per il tirocinio.
- Sono momentaneamente in stand-bike.
- Da vicino vedo bene, è da lontano che sono lesbica.
- Mi sono fatta il Leasing al viso.
- E' inutile piangere sul latte macchiato. 



martedì 20 febbraio 2018

Christie's








La questione è tuttora controversa : nonostante la società sostenga che il suo fondatore, Mr. James Christie, abbia effettuato la sua prima vendita il 5 dicembre 1766, battendo all'asta un set di sei scodelle da una pinta per la prima colazione, a favore di un certo Mr. Sheppherd per 19 scellini, secondo altre fonti la prima asta si sarebbe tenuta già nel 1762 e sono state rintracciate perfino pubblicità sui giornali che mostrano come la  compagnia sia stata attiva già dal 1759.
 
Secondo Wikipedia, è certo che James Christie abbia tenuto la sua prima vendita a Londra, nella sede del Great Rooms in Pall Mall, e che questa comprendesse due vasi da notte, un paio di lenzuola e quattro ferri da stiro.

Anno più, anno meno, poco importa: resta il fatto che oggi Christie's è la più grande, la più antica e la più famosa casa d'aste al mondo.





Dalla seconda metà del secolo scorso, superate le criticità prodotte dalla seconda guerra mondiale, ha iniziato  a espandersi, da Londra nel mondo, aprendo nel 1958 la sua prima filiale all'estero, proprio a Roma.
Seguiranno negli anni successivi Ginevra, Parigi, Tokyo, Amsterdam.

 

 

Attraverso l'acquisizione di nuovi soci e capitali, Christie's aprirà nuove filiali a New York, a Melbourne, a Dubai, dedicando particolare attenzione alla compravendita di opere d'arte, pregiati mobili d'antiquariato, gioielli da favola.
 
Incredibilmente, da società quotata in borsa, verso la fine del secolo scorso torna ad essere proprietà di un uomo solo, il magnate francese Francois Pinault.
 
 
 
 
 
 
In 250 anni di storia molte cose sono cambiate , eppure Christie's continua a mantenere quell'inconfondibile carattere old british,un po' spocchioso forse, che induce chi ci lavora a definirsi "gentiluomini vestiti da mercanti, mentre gli altri, of couse, sono solo mercanti vestiti da gentiluomini..."
 
 
 
 
 
Come si racconta nel volume intitolato Aggiudicato ! edito dalla casa editrice Phaidon in occasione del 250° anniversario, nelle sale d'asta di Christie's sparse per tutto il mondo si sono battute a cifre da capogiro le tele di Mantegna, Velasquez, Monet,  Modigliani,  Picasso, solo per citarne alcuni, gioielli rari e mobili antichi, ma anche il cappello di Napoleone, la perla che Richard Burton regalò a Liz Taylor per S.Valentino, il tubino di Audrey Hepburn, la macchina da scrivere d'oro usata da Ian Fleming per creare Golfinger e la maglia con cui Pelé batté l'Italia ai mondiali del '70... pagine d'arte, pagine di storia e di semplice quotidianità, di cui tutti noi, a debita distanza, abbiamo fatto parte.





Pochi mesi fa è stato battuto a New York al prezzo record di 450 milioni di dollari il controverso Salvator Mundi, dipinto attribuibile a Leonardo da Vinci, da molti definito la versione maschile della Gioconda.

A chi spetterà il podio per il prossimo record ?


 

domenica 18 febbraio 2018

Ewa Gocek Skrzypiec

Quando sono stata a Cracovia, a dicembre, ho scoperto in un negozio della grande piazza una serie di quadretti che definirei di genere naif e che mi sono piaciuti molto. Sembrano dipinti su vetro e i soggetti sono per lo più di genere folcloristico. Me ne sono comperata uno, che rappresenta la natività. Eccolo:





Il vetro impedisce alla fotografia di rendere bene la brillantezza dei colori, ma l'idea la si può avere.
Una volta a casa ho voluto scoprire chi fosse l'artista. E' Ewa Gocek  Skrzypiec. Non trovo nulla su di lei, solo una galleria (?) polacca che vende i suoi lavori e ne mostra le immagini, se pure in piccolo formato: