venerdì 30 settembre 2016

Anelli

Nel riordinare gli appunti scaricati da internet ho trovato queste note che mi sembrano interessanti e  attuali a conclusione di un mese, settembre, in cui si celebrano tanti matrimoni.
Purtroppo, non avendone annotata la fonte, non sono in condizione di  citarne l'autore a cui rimando il merito e la paternità dei contenuti.



 La storia delle fedi nuziali è legata a quella più generica dell'uso degli anelli come simbolo di qualcosa.

Nel corso dei secoli il loro significato simbolico e gli usi che ne sono derivati sono stati molteplici, ma tutti accomunati da una funzione decorativa o come emblema di uno stato sociale.

Gli antichi Egizi, ad esempio, saldavano agli anelli dei sigilli raffiguranti scarabei e geroglifici, mentre i greci indossavano cerchietti d'oro con cammei o incisioni.






Presso gli antichi Romani l'uso di questi monili era regolato dalla legge : gli anelli dei cittadini liberi erano d'oro, quelli degli schiavi liberati d'argento e quelli degli schiavi di ferro.
Anche i Cristiani presero ben presto l'abitudine di usare questi gioielli e dal Medio Evo in avanti venne adottata la pratica della consegna di un anello a re e vescovi durante la cerimonia di incoronazione o consacrazione. Per tradizione i Pontefici ricevono tuttora il cosiddetto "anello piscatorio", utilizzato per sigillare le epistole papali e spezzato alla morte del Pontefice.




La popolarità di questo tipo di ornamento raggiunse il culmine nel XVI secolo, periodo in cui si amava indossare su ciascun dito uno o più anelli, dotati di sigillo o impreziositi da pietre.




Gli anelli nuziali e di fidanzamento hanno origini molto lontane : nei tempi più antichi, durante la cerimonia nuziale, un cerchio veniva tracciato in terra intorno alla coppia in segno di buon augurio . In seguito quel cerchio si trasformò in anello :la fede.
Secondo una tradizione medievale invece, la futura sposa che voleva garantirsi un amore eterno, intrecciava un filo dei suoi capelli ed uno del suo amato attorno ad un anello con diamante, lo portava sul cuore per nove giorni ed infine lo donava al futuro marito.





Nell'epoca romana si distinse l'anello di fidanzamento, detto "anulus pronubus" , che serviva a suggellare la promessa di matrimonio, dall'anello nuziale, detto invece "vinculum". Il vincolum romano, fatto di ferro (raramente d'argento o d'oro) inizialmente veniva indossato solo dai maschi, ma presto venne esteso anche alle donne.
La consuetudine, sia maschile che femminile, di indossare un anello dopo il matrimonio, si affermò del tutto solo a partire dal XVI secolo, mentre l'abitudine di incidere il nome degli sposi e la data delle nozze all'interno risale al Settecento.




L'uso dell'oro per la fabbricazione delle fedi, si deve poi all'influenza cristiana, per cui l'oro da sempre è simbolo di eternità: non a caso d'oro sono gli sfondi delle icone e delle decorazioni di molte chiese e d'oro sono le aureole dei santi.
Oggi si usano sempre più le fedi in oro bianco o in acciaio, ma se agli sposi è concesso di scegliere il tipo di fede, lo stesso non si può dire in merito a "dove indossarla": la fede va messa all'anulare della mano sinistra. Un'usanza che ha diverse origini: la prima deriva probabilmente da un antico rito della Liturgia Cattolica, quando il celebrante, toccate le prime tre dita della mano sinistra , dice :" nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", mettendo poi l'anello, così benedetto, nel quarto dito della mano degli sposi. La seconda spiegazione è più romantica : secondo i Romani , ma anche gli antichi Egizi, dall'anulare passerebbe la "vena amoris" (vena dell'amore) che da lì porta direttamente al cuore: legando la base dell'anulare la persona suggellava un impegno di fedeltà sentimentale.




Popolare anche la leggenda, probabilmente di origine cinese, secondo la quale ogni dito della mano rappresenta una figura familiare della nostra vita : il pollice i genitori, l'indice i fratelli, il medio noi stessi, l'anulare l'altra metà e il mignolo i figli. Unendo specularmente le mani con i medi piegati, si noterà che tutte le dita possono essere staccate a eccezione degli anulari. E' chiaro il perchè: l'unione con l'altra metà è indissolubile ed eterna.





P.S. Ovviamente le immagini non vogliono illustrare il contenuto del testo, ma rappresentano un racconto parallelo sull'argomento fatto di suggestioni.




giovedì 29 settembre 2016

D'Annunzio paroliere



Forse non tutti sanno che l’italiano è ricco di parole inventate da Gabriele D’Annunzio. Simbolo del Decadentismo, autore di opere come Il piacere ed una serie infinita di versi e di poesie, D’Annunzio è stato, infatti, anche onomaturgo, ovvero ‘inventore‘ di parole mai esistite prima nel vocabolario italiano.


Il simbolo del Decadentismo Gabriele D’Annunzio ha inventato molte parole usate comunemente nella lingua italiana. Nessun letterato ha influenzato la vita pubblica e privata degli italiani quanto il famoso scrittore, drammaturgo, poeta, politico e patriota abruzzese; quando si pensa a D’Annunzio si pensa infatti ad un fenomeno di costume, ad uno stile di vita e ad un vero e proprio culto per la parola. Per lui l’eloquenza era a tutti gli effetti l’unica ancora di salvezza in un mondo dalle mille trasformazioni: “l’espressione è il mio unico modo di vivere; esprimermi, esprimere è vivere”.

La parola era amata da D’Annunzio in quanto capace di suscitare emozioni immediate. I termini e le locuzioni erano da lui trattate come veri oggetti preziosi. Proprio per questo il letterato era alla costante ricerca di grafie e di parole nuove che meglio si adattassero e rappresentassero i suoi pensieri e la sua ideologia. Fu lui per esempio a donare al fascismo gran parte del suo corredo esteriore: i cerimoniali, il frasario, nonché il grido rituale “Eia eia alalà”.

( http://www.supereva.it/scudetto-tramezzino-e-ornella-le-parole-inventate-da-dannunzio-7833)

Leggo anche qui :.http://www.focus.it/cultura/storia/10-parole-inventate-da-dannunzio













La squadra vincitrice del campionato italiano di calcio, oltre al titolo di “Campione d'Italia”, si aggiudica anche il diritto di applicare (nella stagione successiva) uno scudetto tricolore sulle proprie maglie da gioco.





Scudetto - A inventare questo simbolo fu il poeta Gabriele d'Annunzio, il quale sembra che in giovane età si divertisse a giocare a calcio con gli amici, sulla spiaggia di Francavilla, vicino alla natìa Pescara (finché nel 1887, durante una partita, perse due denti cadendo e pose fine alla sua carriera da calciatore...).

La partita di fiume. L'occasione per questa particolare innovazione si presentò nel 7 febbraio del 1920, a Fiume, durante l'occupazione della città da parte dei volontari italiani guidati da d'Annunzio.

Quel giorno, infatti, fu organizzata una partita tra una squadra di militari italiani e una di civili locali. Per l'occasione gli italiani indossarono una maglia azzurra sulla quale il Vate decise di applicare anziché lo scudo sabaudo (come avveniva sulle maglie della Nazionale a quei tempi), uno scudetto (di forma “sannitico antica” secondo la definizione araldica) con i colori della bandiera italiana.


E proprio allo scudetto di d'Annunzio, qualche anno più tardi (1924), si ispirarono gli organizzatori del campionato quando stabilirono che da quel momento, la squadra che ogni anno avesse vinto il titolo, nella stagione successiva si sarebbe fregiata anche di un simbolo da apporre sulla maglia.

La prima fu il Genoa che così, nel 1925, giocò con lo scudetto sul petto.








Tramezzino - Nacque a Torino (per la precisione, presso il caffè Mulassano) nel 1925 ed era farcito con burro e acciughe. Qualche anno più tardi si arricchì di numerose varianti e, soprattutto, trovò il nome con cui è conosciuto ancora oggi: «Ci vorrebbe un altro di quei golosi tramezzini...», esclamò d'Annunzio, durante una visita allo storico bar torinese.
Il termine, che voleva essere la risposta italiana al sandwich inglese, deriva probabilmente dalla parola "tramezzo" ("Elemento situato in mezzo a due o più altri elementi", secondo la definizione del vocabolario Treccani).




Arzente - nome italiano dato al cognac dal vate.


Velivolo - "Che va e par volare con le vele" : questo è il significato della parola velivolus (velivolo), il "vocabolo di aurea latinità" che secondo d'Annunzio (poeta diventato anche esperto aviatore) è perfetto per indicare il nuovo mezzo di trasporto. È il 1910 e durante una conferenza sul "Dominio dei cieli", il Vate ne spiega dettagliatamente le ragioni: «La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fònica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti».







Automobile - (al femminile).

Fu sempre Gabriele D’Annunzio, dietro una richiesta specifica di Giovanni Agnelli, ad arrivare alla conclusione che la parola automobile fosse di genere femminile.Quando fu inventata, l'automobile era declinata quasi dappertutto al maschile. Accadde in Francia (dove si passò al femminile solo dopo l'intevento dei linguisti), in Spagna (dove ancora oggi ha mantenuto il genere originale) e, fino al 1926, anche in Italia. Quell'anno, infatti, D’Annunzio (che all'epoca era riconosciuto come un'autorità in campo linguistico) dichiarò che «automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza». E automobile (femmina) fu.





Piave - Cambiamento di genere anche per il sacro fiume d’Italia che, conosciuto come la Piave, dopo la virile vittoria militare, diventò maschile proprio grazie al Vate.


Nomi femminili - L'attrice Ornella Muti deve il suo nome d'arte (in realtà l'attrice si chiama Francesca Romana Rivelli) indirettamente a d'Annunzio: sarebbe stato proprio il poeta abruzzese, infatti, a coniare questo nome di battesimo e a usarlo per la protagonista della tragedia "La figlia di Jorio" (1904). Tuttavia, secondo il Dizionario Storico dei Nomi italiani della Utet, all'anagrafe italiana risultava già nel 1900 una persona registrata con quel nome.






Altri nomi inventati da Gabriele, sono Liala e Cabiria.





Vigili del fuoco - Alla nascita, nel 1935, il Corpo Nazionale creato per svolgere servizio antincendio e di protezione civile, derivò il nome dall'analogo corpo francese: i pompieri.

Tre anni più tardi - in piena autarchia culturale - il francesismo fu abbandonato e sostituito da “Vigile del Fuoco”: anche in questo caso l'idea fu di Gabriele d'Annunzio, che si ispirò ai "vigiles" dell'antica Roma.







Fusoliera - La parola che oggi indica la parte dell'aereo "di forma allungata nel senso del moto", secondo la definizione del vocabolario Treccani, e destinata a equipaggio, passeggeri e carico, fu per la prima volta usata da Gabriele d'Annunzio nel romanzo "Forse che sì, forse che no" (1910): “... immaginò di ritrovarsi nella lunga fusoliera che formava il corpo del suo congegno dedàleo tra i due vasti trapezii costrutti di frassino di acciaio e di tela, a, dietro il ventaglio tremendo dei cilindri irti d’alette, di là dai quali girava una forza indicibile come l’aria: l’elica dalle curvature divine".
Il marchio Saiwa - All'inizio era una piccola pasticceria nata a Genova nel 1900. La sua specialità erano i sugar wafer, biscotti inglesi che il titolare aveva imparato a conoscere durante un viaggio in Gran Bretagna. Nell'arco di vent'anni la produzione aumenta, si amplia la distribuzione e... la "piccola pasticceria" diventa una delle prime produzioni industriali di prodotti da forno. Cambia sede e nome: nel 1922 diventa - su suggerimento di d'Annunzio che è un soddisfatto consumatore - la Società Accomandita Industria Wafer e Affini. Era nata (dall'acronimo) la SAIWA.



Parrozzo - Rimanendo in tema dolciario, si deve alla fervida fantasia dell’autore de “Il Piacere” anche il nome “parrozzo”, tipico dolce abruzzese.


Milite ignoto - Alcuni attribuiscono a d'Annunzio anche la definizione di “milite ignoto” con cui, dal 1921, viene indicato il militare italiano non identificato, caduto nella Prima Guerra mondiale, sepolto presso l'Altare della Patria a Roma. Non esistono, tuttavia, documenti che provino che l'espressione sia stata effettivamente coniata dal poeta, mentre è accertato che proprio d'Annunzio abbia svolto un ruolo fondamentale nella scelta, tra le salme non identificabili recuperate nei campi di battaglia, di quella che sarebbe poi diventato il simbolo di tutti i caduti e i dispersi del primo conflitto mondiale.








La Rinascente - Nel 1865 i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi aprono, in via Santa Radegonda a Milano, il primo negozio in Italia dove si vendono abiti preconfezionati. Nel 1917 il grande magazzino viene distrutto da un incendio e ricostruito: per l'occasione Gabriele d'Annunzio lo ribattezzò Rinascente, marchio con cui ancora oggi si identifica quella che, nel frattempo, è diventata una catena di negozi presenti in molte città italiane.|




Folla oceanica - figura iperbolica: che ha la vastità, la grandiosità dell’oceano, quindi immenso, enorme, specialmente nelle espressioni – di origine dannunziana, poi particolarmente usate dalla stampa fascista – adunata o., folla o.; analogamente clamore o., simile al rumore delle onde dell’oceano: la folla ... manda sul vento, da lontano, il suo clamore oceanico (D’Annunzio).

mercoledì 28 settembre 2016

Ortensie 2






http://ilclandimariapia.blogspot.it/2012/08/ortensie.html, qui un bel po' di tempo fa vi ho parlato delle ortensie. Un fiore, a quanto pare, che è simbolico per il segno dei pesci sotto il quale io sono nata. E infatti, le amo moltissimo, le trovo belle e decorative.






Il nome scientifico Hydrangea fa riferimento alle capsule seminali di queste piante. Sono infatti simili a scodelle in cui si raccoglie l’acqua piovana. La vera diffusione delle ortensie in Europa si ebbe con l’introduzione delle varietà asiatiche che presero in breve tempo il posto di quelle americane fino ad allora conosciute. L’ortensia paniculata arrivò in Inghilterra alla metà del XIX secolo. Seguirono la grandiflora e poi numerose altre specie. Molte di queste vennero però genericamente indicate come macrophylla perché distinguere le une dalle altre risultava difficile.
Solo recentemente in Europa, e soprattutto in Italia, si è cominciato a conoscere e valorizzare le specie di origine americana o giapponese.






 L'ortensia, nonostante i suoi fiori splendidi, non è proprio un fiore da regalare a chi conosce il significato dei fiori. Il fiore di ortensia simboleggia infatti l'intenzione di andarsene, di volere uscire da una situazione d'empasse, e se regalata a qualcuno può trasmettere il messaggio di volersene andare da una relazione, da una situazione o da un rapporto.
 Eppure è tanto bella....forse è il caso di regalarla spiegando che è solo per la sua bellezza che viene donata. Oppure parlando di un altro significato che può avere:

 In linea generale l’ortensia viene regalata per rivelare la nascita di un primo amore o comunque di un amore che sta nascendo o anche il ritorno di un amore passato. Il significato dell’ortensia può però variare di sfumatura a seconda del colore.



 Il bouquet composto da fiori di ortensia bianchi è un invito alla nascita di un amore sincero e indica che tutti i pensieri sono rivolti alla persona amata.



 Se i fiori sono blu, vuol dire che, malgrado il carattere capriccioso dell’amata, l’amore provato nei suoi confronti è ardente e profondo.




 Regalare un mazzo di ortensie rosa significa che la persona che lo riceve è la sola e unica che amiamo ed è un invito esplicito ad approfittare delle gioie dell’amore.







 In Cina, attualmente, vengono coltivate trentatré specie di Hydrangea autoctone, ma la più diffusa nel mondo è l’Hydrangea macrophylla o Hydrangea giapponese e per questo motivo l’ortensia è denominata anche "rosa del Giappone". In lingua cinese le ortensie sono chiamate "Fiori degli otto immortali" ed erano coltivate già in epoca Ming, nei giardini della regione di Jangnan, ad Ovest di Shangai. 

Tra le varie specie di ortensia, bellissime le rampicanti:





e le quercifoglia:






Ma davvero, scglierne una piuttosto che un'altra è molto difficile.